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Alla scoperta del Borgo dei Parrini, il villaggio salvato dal Gaudì siciliano

In Sicilia capita spesso. Sei immerso nel nulla di interessante, poi prendi una strada che più che una strada sembra una trazzera e in poche centinaia di metri ti ritrovi circondato dalla meraviglia. L’ultima volta mi è capitato agli inizi di settembre. La strada/trazzera ho scelto di percorrerla in territorio di Partinico.

borgo parrini i diari della caponata

 

La stretta e sconnessa lingua di asfalto dovete prenderla appena uscite dall’autostrada Palermo – Trapani, in direzione di Partinico. Lasciate lo svincolo e, fatte poche centinaia di metri, sulla destra, c’è il Brugnano Cafè. È un frequentatissimo luogo di ristoro per camionisti e viaggiatori, di giorno, wine bar modaiolo per giovani e bon viveur, la sera. Non potete sbagliare: inforcate la stradella di fronte e in meno di due chilometri vi ritroverete in un’altra dimensione.

IL BORGO

Borgo dei Parrini i Diari della Caponata
Il borgo mantiene ancora intatto il fascino del passato

Eccolo il Borgo dei Parrini: una manciata di case colorate che pensate subito a Gaudì, una chiesa, un panificio, un paio di negozietti che vendono cose altrettanto colorate. E un po’ di stanze da affittare ai viandanti. Detto così, a chi non c’è mai stato, potrebbe sembrare l’ennesimo posto turistico. Ma è l’atmosfera che si respira in questo borgo a renderlo interessante. A dargli fascino, oltre che la storia, l’intuizione di un artista imprenditore nativo del luogo che, per salvare il villaggio dall’oblio in cui era finito, ha regalato al borgo una nuova vita. Giuseppe Gaglio, questo il suo nome, ha recuperato Borgo dei Parrini, partendo dalle case di proprietà. Ma donando nuova luce ad un posto che aveva solo bisogno di scrollarsi di dosso la polvere e l’incuria del tempo.

borgo parrini i diri della caponata

LA STORIA

Fondato tra il ‘500 ed il ‘600 dai padri gesuiti del noviziato di Palermo (i parrini appunto) come villaggio per ospitare i coloni che lavoravano quelle terre, Borgo dei Parrini è stato anche dormitorio per i lavoratori di un’antica azienda vitivinicola appartenuta ad un principe francese. Fu quasi del tutto abbandonato nella metà degli anni ’70 del secolo scorso. Tuttavia, grazie all’azione di Gaglio e dell’associazione “I Campanili a Borgo dei Parrini”, il villaggio ha ripreso a vivere. Oggi è “un’officina della cultura” che ospita artisti ed eventi ed offre diversi servizi.

L’ARTE DELLA PANIFICAZIONE

Ma – a parte passeggiare per le vie colorate – c’è una cosa che non dovete perdervi venendo al Borgo dei Parrini: una puntata all’antico panificio Zà Santa, per gustare u pani de parrini e gli altri gustosi prodotti sfornati ogni giorno.pane borgo dei parrini i diari della caponata

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