La Sicilia annovera una storica tradizione nella coltivazione degli agrumi ed il rispetto delle antiche tradizioni nella coltivazione di queste piante, tramandata di generazione in generazione, continua ancora oggi nel siracusano, dando vita ad una vera e propria scuola di specialisti nella coltivazione del “Limone di Siracusa”.
Esso mantiene un profondo legame con l’ambiente che si evidenzia in tutta la filiera del prodotto. Nel Mediterraneo fece la sua comparsa in Grecia nel V° secolo a.c., importato dai territori della Media (l’attuale Iran). Fu chiamato Mela della Media, come è confermato anche da Virgilio e ricompare come alimento e medicina grazie agli Arabi, che lo diffusero in tutte le coste del Mediterraneo con le arance e agli altri agrumi intorno all’anno mille.
Anche i Crociati contribuirono alla sua diffusione nel meridione portando piccoli alberi dalla Terra Santa per trapiantarli nei terreni del sud Italia, nel periodo a cavallo tra l’XI° e XII° secolo. Nel siracusano si diffuse grazie ai Gesuiti, che iniziarono a coltivarlo in modo significativo nel XVII° secolo nei giardini e a fianco dei loro conventi.
Delle sue proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e proapoptotiche ci parla Giuseppe Daidone, direttore dell’Unità operativa complessa di Nefrologia e Dialisi del presidio ospedaliero “Umberto I” di Siracusa.
“Le numerose proprietà salutari del limone sono legate alla presenza dei flavonoidi – spiega Daidone – che sono dei polifenoli capaci di svolgere precise attività biologiche. Mi riferisco ad un’azione antiossidante, antinfiammatoria e quella proaptotica. Soffermiamoci sulla proapoptosi, cioè legata alla vita e morte della cellula. I flavonoidi che sono di diversi tipi, quelli più importanti sono contenuti negli agrumi, in particolare nel limone, hanno un’azione favorente la morte della cellula”
Cerchiamo di fare chiarezza fra quella che si tramanda nella credenza popolare, rispetto al dato scientifico. Si dice che i limoni sarebbero più potenti della chemioterapia.
“E’ una sciocchezza- continua il direttore dell’Uoc di Nefrologia- ma anche vero che in questo studio scientifico, dove sono stati controllati 42.470 mila persone in un’area del Giappone, seguiti per 8 anni, il consumo del limone ha avuto una ridotta incidenza di ogni tipo di tumore. E’ una ricerca che è stata pubblicata sul giornale internazionale del cancro. Un altro studio che ha riguardato aspetti cardiovascolari e legati al consumo del limone ha dato risultati eccellenti. Il limone aiuta il colesterrolo buono a non trasformarsi in cattivo, riducendo così l’ipertensione. Si è visto che l’utilizzo dei flavonoidi nelle donne aiuta ad evitare l’ipertensione nella menopausa, cosi come anche previene la debolezza delle ossa nella fase pre-menopausale. Anche da un punto di vista cognitivo i vantaggi del consumo del limone sono evidenti. Facendo un excursus storico, potremmo citare Andrea Mattioli, medico-botanico del 1500 che curava i calcoli renali con il succo di limone”.
Il limone ha effetti benefici ad alti livelli sull’organismo e ci sono studi sulla prevenzione dei calcoli renali. Attualmente l’unico farmaco che riduce la formazione dei calcoli renali è il citrato di potassio, che però ha delle controindicazioni che costringono il paziente a sospendere la cura.
“Gli agrumi – conclude Giuseppe Dandone – sono una preziosa e naturale fonte di citrato, soprattutto il limone che ne contiene 5 volte di più delle arance”.