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Da Nizza di Sicilia a Siracusa, nelle terre dei limoni

“Nel limone divisero i coltelli una piccola cattedrale, l’abside nascosta aprì alla luce le acide vetrate e in gocce scivolarono i topazi, gli altari, la fresca architettura. Così, quando la tua mano strizza l’emisfero del tagliato limone sul tuo piatto, un universo d’oro tu spargi, un giallo calice di miracoli, uno dei capezzoli odorosi del petto della terra, raggio di luce convertito in frutto, il minuscolo fuoco di un pianeta”.

Come un monumento barocco, il limone visto da Pablo Neruda è un frutto complesso, dalle cui viscere si espande un succo miracoloso, nettare di una terra appassionante e sensuale. Dissetante, aromatico, ricchissimo di vitamine e sali minerali, con il suo gusto unico, il limone occupa oggi un posto importante in cucina per la preparazione delle carni, del pesce, di insalate e ortaggi, gelati, sorbetti, dolci, bevande. Piatti barocchi come quelli proposti in queste pagina da Carmelo Chiaramonte, il cuoco errante, barocchi come i “giardini di pietra” che si alternano ai limoneti a sud di Siracusa, in questo ultimo lembo di Europa o, se preferite, in questo primo scorcio d’Africa. Limoni da scoprire come l’Intordonato, un verdello unico che cresce in una enclave nascosta tra ilo Jonio e le prime propagini dei Peloritani, nel messinese.

limone sicillia siracusa interdonato femminello

“Da quelle zagare disfatte dal lume della luna, da quell’effluvio di un amore esasperato, affondato in fragranza, uscì dall’albero il giallo, dal loro planetario scesero a terra i limoni”.

Come divinità partorite dai fiori, figlie di un amplesso astrale, i limoni cantati da Pablo Neruda scendono in terra a rappresentare il frutto di un amore che sembra impossibile. Raffinato protagonista dei piaceri della tavola, il limone è, tra i frutti, quello che più somiglia al sole, tanto che a questa ricca e generosa dispensa di sostanze naturali il grande poeta cileno ha dedicato persino un’ode.

Ma proviamo a scoprire perchè i limoni siciliani sono universalmente riconosciuti come i migliori del pianeta. Il “Femminello” Limone Igp di Siracusa presenta caratteristiche qualitative di gran pregio riconosciute e apprezzate da oltre un secolo dai consumatori di tutto il mondo. Succosità superiore al 30%, ricchezza di ghiandole oleifere, elevata qualità degli oli essenziali, calibro medio-grande; frutto omogeneo, colore e finezza della buccia, alto contenuto in acido citrico. Sono queste le caratteristiche del limone siracusano che rappresenta, da solo, un quarto della produzione limonicola italiana.

limone

Solo per dirne una, il Consorzio di Tutela del Limone Igp di Siracusa collabora con l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Bergamo per sostenere lo studio clinico sul limone e sul suo impiego come cura per i calcoli renali. Le ricerche hanno dimostrato che i citrati presenti nel succo di limone, se abbinati a una dieta adatta alla prevenzione, aiutano a ridurre il formarsi di nuovi calcoli. Al momento, è in fase di sperimentazione clinica un nuovo studio in grado di dimostrarlo.

limone siracusa istituto mario negri

Restiamo nella parte orientale della Sicilia, ma saliamo più a nord tra Messina Taormina, dove una fetta di territorio, compresa tra lo Jonio ed I primi contrafforti dei Peloritani, conserva un agrume assolutamente unico. La Bellezza della pianta con il suo fogliame verde intenso il colore giallo oro della buccia dei limoni maturi, il profumo della zagara, impartiscono spiccata identità al paesaggio della riviera, fondendosi in un connubio di splendida cromaticità con l’azzurro del cielo e il limpido mare.

nizza di sicilia limone interdonato

Nizza di Sicilia si offre come un tranquillo e ridente luogo di villeggiatura. La spiaggia e le tipiche barche dei pescatori costituiscono un panorama di rara bellezza. E’ in questo scenario che prospera il limone Interdonato. Don Emmanuele Interdonato fu lo zio del prode e virtuoso Colonnello Giovanni Interdonato, eroe dell’epopea garibaldina, che ebbe i natali a Nizza di Sicilia e ne fu anche Sindaco. Dopo l’unità d’Italia, il valoroso Colonnello lasciò l’esercito e si dedicò all’agricoltura. È lui, l’inventore di quel limone speciale, peculiare della provincia messinese, chiamato anche primaticcio Interdonato, limone fino o da tè, molto richiesto, tra l’altro, dagli inglesi.

limone interdonato sicilia

Interdonato è un ibrido naturale tra un clone di cedro ed uno del limone comune. La coltivazione del limone speciale ha sempre avuto notevole importanza, sociale ed economica, solo per alcuni dei comuni ionici, come Alì Terme, Roccalumera e la stessa Nizza di Sicilia poiché, risulta stabile e produttivo solo nell’ambiente originario. Le caratteristiche di questa zona permettono al limone Interdonato di crescere più velocemente rispetto alle altre cultivar ed ha consentito dei rendimenti economici piuttosto interessanti, nel passato anche eccezionali.

limone di siracusa igp

Limone. Ovvero, sua maestà il Signore dei contrasti. Acido ma digeribile, accompagnato ai diversi tipi di carne e di pesce. Aspro e dissetante in forma di bevanda. Profumato il suo fiore, tanto che, se distillato, diventa raffinata essenza. Il limone è tutto questo e tanto altro.

E’ il suo succo a condire i piatti della tradizione libanese: yakhani (ragù) di verdure e di carne, di legumi e di montone e mahashi, preparazioni con farcia sia vegetali, come le foglie di vite, di cavolo, di bietola, oppure le zucchine, le melanzane, i peperoni, sia con la carne, per esempio la trippa; e poi, ancora, l’arnabiyyi, un piatto eccezionale, paradisiaco miscuglio tra una gran quantità di succo di agrumi (arance amare, mandarini e limoni) e la crema di sesamo, in cui il succo di limone è ingrediente base per la ricerca del giusto equilibrio. Del resto, l’antica cucina araba, indirizzata sempre verso un’alimentazione di qualità, elaborata su esempi persiani e indiani, faceva uso vasto e diversificato dei limoni che si diffusero nell’ottavo secolo nella Spagna musulmana e successivamente in Sicilia. Carne e pesce venivano cucinati a lungo con i limoni e le verdure, così da permettere che l’acido si mischiasse al grasso rendendo la pietanza più digeribile, secondo i dettami della medicina di Ippocrate e di Galeno.

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