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Prizzi e U ballu di li diavuli

Orrende maschere di zinco, vestite di rosso, denti bianchi lunghi e sporgenti, teste sormontate da enormi corna, questi sono i diavoli che il giorno di Pasqua a Prizzi girano per il paese cercando di catturare quante più anime possibili.

Con loro vi è anche la morte, che armata di balestra, indica fra i passanti le cosiddette vittime. Chi è simbolicamente colpito dalla morte non ha via di scampo: viene preso dalla turba di diavoli e trascinato di peso al più vicino inferno che non è altro che un bar o un’osteria. Qui il malcapitato è costretto ad offrire da bere a tutti. Nel pomeriggio entra in scena la Madonna che esce dalla chiesa principale e va incontro al Cristo risorto. Alla visione della madre e del figlio riuniti, i diavoli interrompono il ballo e altri giovani in veste di angeli li catturano e li portano al cospetto della Madonna. I diavoli domati si inginocchiano fra le due statue e si tolgono le maschere chiudendo la rappresentazione.
I riti della Settimana Santa a Prizzi iniziano con la Domenica delle Palme che viene evocata con la solenne rappresentazione dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. Proseguono poi con la pietosa processione del Venerdi Santo in cui si rinnova il dolore per la morte di Cristo. Momenti di grande suggestione sono la Crocefissione e la deposizione del Cristo Morto su un letto addobbato con splendide orchidee: u littirinu.
La Domenica di Pasqua le strade del paese si animano già dall’alba con i diavoli in cerca delle anime degli abitanti che possono riscattare pagando un picccolo obolo, nel pomerigio nel corso principale del paese si verifica la scena madre con la sconfitta dei diavoli e l’incontro tra il simulacro di Gesù risorto e Maria.
La manifestazione conserva nei caratteri tradizionali e negli oggetti usati, evidenti tracce di stratificazioni di diverse culture passate. Chiari spunti legati alle icone del periodo della dominazione ellenica, per esempio si possono leggere nella maschera del diavolo. La forma circolare sproporzionata della testa, il taglio della bocca appena accennata, ma tanto quanto basta per far vedere i denti e permettere l’uscita perentoria e dispregiativa della lingua.
Il ballo dei Diavoli rappresenta l’allegoria di una lotta, ma che tipo di lotta questo non è facile da decifrare. Si possono dare comunque tre interpretazioni principali: l’inverno contro la primavera, le tenebre contro la luce, la morte contro la resurrezione.  In estrema sintesi: la lotta del bene contro il male. Dove il principio del male è rappresentato appunto dai Diavoli e il principio del bene da Gesù risorto che trionfa sul male. A Prizzi ogni anno, nella Domenica di Pasqua, Gesù trionfa.

Prizzi
E’ “un castello posto in ottima posizione e ben fortificato, con un borgo popolato, acque correnti e sorgive, vaste distese di terre da semina e prodotti molto lucrativi”.

Muhammad ibn Idris

Ed è a questo scopo, nella metà del 700, che i bizantini edificarono sulla cima del monte il castello di Prizzi, a cui affidano la funzione di controllare il territorio e trasmettere informazioni con segnali di fuoco e di fumo.  
Con i suoi 1.100 metri sul mare, il castello di Prizzi sovrasta a tal punto il territorio che le sue luci sono visibili sin da Caltebellotta, mentre la sua panoramica, priva com’è di impedimenti, esplora i quattro punti cardinali, e nei giorni d’inverno sereni consente di vedere la Sicilia dal mare di Sciacca alle nevi dell’Etna.
Prizzi fu poi conquistata dai Saraceni alla fine dell’800. Fu in questo periodo che in ogni luogo abitato si costruirono, per propria difesa, torri o castelli e furono i saraceni, una volta occupato il paese, a costruire altri due torri in aggiunta a quella esistente. Da queste tre torri, in seguito ebbe origine lo stemma di Prizzi dove vi è raffigurato un soldato a guardia.
Poiché la Prizzi contemporanea ha scelto altri spazi per espandersi, tra vecchio e nuovo non v’è contaminazione, a tutto vantaggio del centro storico, la cui architettura, con le sue case, le botteghe, le chiese, le strade ripide e tortuose esprime un modello di sviluppo che, a 1.000 metri, è il più bello e il più efficiente tra i modelli urbani possibili.
Percorrere lo stretto dedalo di vie del centro storico di Prizzi è un’esperienza da non perdere. Vi consigliamo di partire dai ruderi del castello, nella parte più alta di Prizzi. Oltre al magnifico panorama sulla campagna dell’entroterra siciliano, si può ammirare quello che resta dei torrioni di avvistamento, l’arco di San Sebastiano e l’omonima chiesa costruita dai normanni nel 1050. Si tratta dell’edificio religioso più antico del paese.
Questa è la parte più suggestiva di Prizzi. Si prosegue poi in discesa lasciandosi trasportare dalle suggestioni di un centro urbano antico, rimasto così com’era nel medioevo, ammirando i cortili interni, le vecchie case di pietra e gli altri monumenti del paese: la chiesa del soccorso, la matrice, la chiesa del Crocefisso.
Fermatevi all’imbrunire nella piazzetta Sparacio, elegantemente segnata dai murales. Prizzi ha invitato gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Palermo e artisti come Mario Bardi, Totò Bonanno e Franco Nocera ad adornare vari prospetti di case e trasfigurare Spiazzo Sparacio in un teatro di sogni e ricordi.
Il territorio comunale di Prizzi possiede una straordinaria quantità di insediamenti umani, come stazioni preistoriche, villaggi indigeni ellenizzati e punicizzati, fattorie romane, casali bizantini e musulmani. Tra questi insediamenti, il più importante è quello su Monte San Lorenzo (o Montagna dei cavalli), dove scavi della Soprintendenza hanno messo in luce tratti di rete varia e mura di cinta di una città del IV sec. a.C. su precedente abitato sicano del IX. Questa città di cui si ignora il nome, ma che alcuni identificano con l’Hippana distrutta dai romani nel 258 a.C. durante la prima guerra punica, aveva un teatro esposto a nord.  
Fuori dal centro abitato da non perdere il castello della Morgana, costruito nel 1450 dai cavalieri Teutonici, l’area attrezzata sul fiume Sosio, in contrada Taglierini.

 

Prizzi

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