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Palazzolo Acreide, la Sciuta di San Paolo

L’asfalto è rovente come la pietra calcarea che ti acceca. Il cielo blu è preso in ostaggio dalle nebbie artificiali dello jocu focu con  l’aria impregnata di polvere da sparo e i corpi, imprigionati come sardine, che sanno di sudore. Il rosso dei devoti richiama al sangue e tutto sembra impastarsi come l’argilla che si fa terracotta.

Sono in piedi da due ore, sotto i raggi verticali di un sole impietoso che porta la temperatura ben oltre i 40 gradi in questo 29 giugno che porterò con me fino alla fine dei giorni.

Eh si. Forse è proprio questo che ti porta all’una del pomeriggio nel cuore dell’estate siciliana a scattare 300 foto in una piazza invasa dal delirio collettivo. Sei ipnotizzato, anzi, sei il coprotagonista di una scena che assomiglia più ad una moderna versione di Guernica che ad una festa patronale.  

Il simulacro di San Paolo è uscito sul sagrato da venti minuti, ma i fuochi d’artificio non accennano a placarsi. Anzi, i più smilzi e leggeri fanno fatica a reggersi per la forza d’urto dei botti. Mentre una marea di stelle filanti rosse, gialle, viola e blu che in dialetto suonano come ‘nzareddi, invadono la piazza fino a formare un soffice pavimento.

nzareddi

Questa è la “Sciuta” rappresentazione drammatica, violenta e affascinante della devozione dei Palazzolesi per il Santo Patrono.

Il culto di San Paolo a Palazzolo Acreide è molto antico, anteriore, probabilmente di diversi secoli, alla stessa elezione del santo a patrono avvenuta nel 1688, in sostituzione della Madonna di Odigitria. I festeggiamenti si aprono il 27 giugno con a sirata a villa per proseguire nel tardo pomeriggio del giorno dopo con il giro della banda musicale per le vie del paese. Più tardi, nella chiesa di San Paolo, si prosegue con a sciuta ra cammira, una cerimonia, nel corso della quale, la statua lignea di San Paolo, opera dello scultore ragusano Vincenzo Lorefice, rimasta coperta da un manto fin dal mese di gennaio, tra un immenso scampanio, il fragore provocato dallo sparo di numerosi mortaretti e i continui “Viva San Paulu… Viva San Paulu… e cchi ssiemu tutti muti… viva lu gran patronu”, urlato dalle centinaia e centinaia di devoti che si accalcano nella chiesa, appare al popolo. Durante questa cerimonia il frastuono provocato dalle urla, dai botti e dalle campane è notevole; impedisce di sentire ogni cosa ma non, a tanti devoti, di pregare e instaurare una sorte di discorso diretto, anche a voce alta, con il santo per chiedere le grazie. Questi sono attimi emozionanti, intensi, ma è il giorno dopo che si raggiungono i momenti più spettacolari e suggestivi di tutti i festeggiamenti.

benedizione pane

Si inizia intorno alle 9.00 con il giro, per le vie della cittadina, della banda musicale e du carruozzu rò pani: un particolare carro spinto a mano su cui vengono raccolti i numerosi cudduri – grandi pani a forma di ciambelle con sopra raffigurati dei serpenti – offerti dai devoti e venduti, una volta portati in chiesa e benedetti, ai migliori offerenti. Poco prima, ad essere benedetti sono anche gli animali. GUARDA LA BENEDIZIONE DEGLI ANIMALI 

Nel corso della mattinata è un continuo pellegrinaggio di fedeli che si recano in chiesa per partecipare alle varie funzioni religiose. Tra questi numerosi devoti che hanno fatto il voto della spadda nura, cioè di portare la pesante vara con il santo sulla spalla nuda e che, per evitare di rimanere esclusi dal trasporto del simulacro, visto che sono tantissimi, si prenotano il posto legando un fazzoletto sulle baiarde della vara. Sempre nel corso della mattinata nella piazzetta antistante la chiesa si raccolgono centinaia e centinaia di fedeli e turisti che attendono il momento più spettacolare della festa: a sciùta, l’uscita, alle 13 in punto, della reliquia e del simulacro di San Paolo dalla chiesa.

sciuta

Alla fine della messa, infatti, la statua di San Paolo viene prelevata dall’altare maggiore, sistemata sulla vara e portata fuori insieme alle sue reliquie, tra il suono interminabile delle campane, le marce intonate dalle bande, le urla dei portatori e dei devoti, lo sparo delle bombe e il lancio di migliaia e migliaia di volantini, con la scritta “viva San Paolo”, e di ‘nzareddi, le lunghe strisce di carta colorata. In questi attimi l’imponente e scenografica facciata barocca della chiesa, già dalla mattinata interamente ricoperta, tra cornicioni e balaustre, da centinaia e centinaia di cannoncini per lo sparo di ‘nzareddi, sembra “svanire” nel nulla, “risucchiata” dalle continue esplosioni, dalle lingue di fuoco, da un’immensa nuvola di fumo, dalle migliaia e migliaia di ‘nzareddi che lanciati in aria, attorcigliandosi su se stessi,  come serpenti, cadono sulla vara, sui portatori, sui numerosi fedeli. Dopo un lungo fuoco d’artificio, la reliquia e la statua di San Paolo, preceduti da diverse bandiere rosse e blu e seguite da numerose donne a piedi scalzi, che hanno fatto il voto du viagghiu scausu, vengono condotte, facendosi largo tra la folla, lungo alcune vie della parte più antica della cittadina.

sciuta

La processione si caratterizza per le numerose offerte in denaro, effettuate dai devoti e appese su appositi nastri, nonché per la presenza di numerosi bambini che, completamente nudi, vengono affidati dai genitori ai giovani che si trovano sulla vara e da questi alzati verso il cielo e verso San Paolo, mentre, insieme a tutti coloro che si trovano attorno, urlano “Viva San Paulu… e cchi ssiemu tutti muti… viva San Paulu patronu”, atto attraverso cui i bambini vengono consacrati a San Paolo.

benedizione bambini

La processione procede in questo modo sino a raggiungere la Chiesa Madre dove reliquia e statua vengono lasciate sino a sera quando, con una nuova processione, vengono condotte lungo le vie principali dell’intera cittadina per poi essere riaccompagnati, in tarda serata, nella chiesa di San Paolo dove, dopo un lungo e spettacolare fuoco d’artificio, si pone fine ai festeggiamenti.

bollito trattoria del gallo

Finita l’abbuffata festaiola non occorre fare molta strada per trovare un ottima sosta ristoratrice. Proprio alle spalle della piazza in cui si svolgono le celebrazioni per San Paolo, in via Roma, da non perdere la Trattoria del Gallo, tempio della cucina casalinga legata ai piatti della tradizione. Ravioli di ricotta al sugo di maiale, cavati al ragù di carne, la pasta con broccoli, acciughe, pomodoro secco e pangrattato tra i primi, la salsiccia e pittinicchi al sugo, la costata ripiena e lo stinco al forno, la trippa con patate, il coniglio alla stimpirata o con i peperoni, il capretto infornato, i crastuna (lumache) in padella, tra i secondi, bastano il viaggio a Palazzolo Acreide. E valgono molto più dei 22 euro di media che potete spendere in questa osteria gestita come meglio non si può da Heros Rizza e Giovanni Savasta.

crastuna

 

Damiano Chiaramonte

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